LO STUDIO ARCHEA TRA I CINQUE FINALISTI DEL MIES ARCH 2015
La Cantina Antinori, progettata dallo studio italiano Archea, unica opera del nostro paese selezionata da una grande commissione internazionale che ha scelto le 5 opere più rappresentative in Europa per il Premio di architettura contemporanea dell’Unione Europea. L’annuncio ieri a Londra.
Lo studio Archea è tra i cinque finalisti del Premio Mies van der Rohe con il progetto della Cantina Antinori, il più alto riconoscimento nel campo dell’architettura europea, assegnato ogni due anni a opere realizzate nel biennio precedente. Dal 2001 premio di architettura ufficiale dell’Unione Europea, il Mies Arch ha quest’anno un’unica opera italiana in finale, la Cantina Antinori di San Casciano Val di Pesa, aperta al pubblico nel 2013.
Un grande riconoscimento, se si considera che tra i vincitori delle precedenti edizioni figurano il Neues Museum a Berlino di David Chipperfield Architects, la Norwegian National Opera & Ballet a Oslo di SNØHETTA, la Netherlands Embassy Berlin di OMA, il Kursaal Centre a San Sebastian di Rafael Moneo, il Car Park and Terminus Hoenheim North a Strasburgo di Zaha Hadid Architects, la Kunsthaus Bregenz di Peter Zumthor, la Bibliothèque nationale de France a Parigi di Dominique Perrault, lo Stansted Airport a London di Foster + Partners e il Banco Borges e Irmão a Vila do Conde di Álvaro Siza Vieira. In palio ci sono 60mila euro per il vincitore assoluto e 20mila euro per l’architetto emergente che si aggiudica una menzione speciale.
Le altre architetture finaliste sono il Ravensburg Art Museum di Lederer Ragnarsdóttir Oei, in Germania, il Danish Maritime Museum di BIG – Bjarke Ingels Group, a Helsingør, la Philarmonic Hall di Szczecin, in Polonia, di Barozzi / Veiga, e lo Saw Swee Hock Student Centre, LSE, a Londra, degli irlandesi O’Donnell + Tuomey.
La prestigiosa giuria internazionale visiterà le singole opere nel corso dei prossimi mesi. La premiazione è fissata per l’8 maggio, pochi giorni dopo l’inizio di Expo, al Mies van der Rohe Pavillion di Barcellona.
CANTINA ANTINORI
San Casciano Val di Pesa, Italia, 2004-2013
L’area di intervento si inserisce nello straordinario contesto vinicolo-collinare del Chianti, a metà strada tra Firenze e Siena. Una committenza colta e illuminata ha richiesto ad Archea Associati, attraverso l’architettura, la valorizzazione del paesaggio e del territorio circostante quale espressione della valenza culturale e sociale dei luoghi di produzione del vino. Il programma funzionale è pertanto totalmente integrato all’interno di un percorso progettuale incentrato sulla sperimentazione geo-morfologica di un manufatto industriale concepito come l’espressione più autentica di una voluta simbiosi tra cultura antropica, l’opera dell’uomo, il suo ambiente di lavoro e l’ambiente naturale. La costruzione fisica e concettuale della cantina è incentrata sul legame profondo e radicato con la terra, una relazione tanto esasperata e sofferta (anche in termini di investimento economico) da condurre l’immagine architettonica a nascondersi e con-fondersi in essa. Conseguentemente il progetto integra il costruito al paesaggio agreste dove il complesso industriale è dissimulato attraverso la realizzazione di una copertura che definisce l’invenzione di un nuovo piano di campagna coltivato a vigneto e disegnato, lungo le curve di livello, da due tagli orizzontali che permettono l’ingresso della luce e l’inquadratura del paesaggio attraverso la definizione di un diorama che lo rappresenta e lo descrive. La facciata, per usare una categoria propria degli edifici, è quindi distesa orizzontalmente sul pendio naturale scandito dai filari delle viti che ne costituiscono, con la terra, il sistema di “rivestimento”. Le aperture-fenditure svelano, senza evidenziarlo, l’interno ipogeo: lungo quella più bassa sono distribuiti gli spazi uffici e le aree espositive, strutturati come un belvedere posto al di sopra della barriccaia e delle zone di vinificazione, mentre su quella superiore si aprono le zone di imbottigliamento e immagazzinamento. Il cuore protetto della cantina, dove il vino matura nelle barriques, coglie, nell’oscurità diffusa e nella sequenza ritmata delle volte in terracotta, la dimensione sacrale di uno spazio che risulta nascosto, non per atteggiamento mimetico ma come consona opportunità per le ottimali condizioni termo-igrometriche del processo di lenta realizzazione del prodotto. La lettura della sezione architettonica dell’edificio evidenzia come l’articolazione altimetrica segua il percorso produttivo discendente (per gravità) delle uve – dall’arrivo, ai tini di fermentazione fino alla barriccaia interrata – inverso a quello conoscitivo del visitatore, di risalita dai parcheggi verso la cantina e i vigneti, attraverso zone produttive ed espositive che vanno dal frantoio, alla vinsanteria, al ristorante, fino al piano che ospita l’auditorium, il museo, la biblioteca, le sale di degustazione e la possibilità di vendita diretta. Gli uffici e le parti amministrative e direzionali, ubicate al piano superiore, sono scandite da una successione di corti interne che prendono luce attraverso fori circolari disposti variamente sul vigneto-copertura. Tale sistema è utilizzato per portare luce anche alla foresteria, la casa del custode. I materiali e le tecnologie evocano con semplicità la tradizione locale esprimendo con continuità il tema della naturalità ricercata tanto nell’uso della terracotta, quanto nell’opportunità di utilizzare l’energia naturalmente prodotta dalla terra per raffrescare e coibentare la cantina realizzando le condizioni climatiche necessarie per la produzione del vino.
ARCHEA
Fondato a Firenze nel 1988 da Laura Andreini, Marco Casamonti e Giovanni Polazzi, Archea è un network di oltre 80 architetti, operativi in sei differenti città – Milano, Roma, Pechino, Dubai, San Paolo, oltre la sede originaria di Firenze. Nel 1999, ai fondatori si è associata Silvia Fabi, coordinatrice delle attività di progettazione dello studio. Gli interessi e le attività di ricerca di Archea Associati muovono dal paesaggio alla città, dall’edificio al design e, pur essendo incentrati sull’architettura, i progetti spaziano dalla grafica all’editoria – con la direzione e redazione della rivista internazionale di Architettura Area, edita dal gruppo Tecniche Nuove – dalle mostre alla ricerca applicata. La complementarità tra le diverse attività incentrate sulla composizione in relazione alle varie scale del progetto aprono una costante riflessione critica sui temi della costruzione dell’architettura. Oltre alla ricerca in ambito progettuale ogni associato dello studio svolge una parallela attività nelle Facoltà di Architettura di Firenze e Genova, dove l’architetto Marco Casamonti è Professore Ordinario della cattedra di Progettazione Architettonica e Urbana.
Lo studio, nel corso degli anni, è stato invitato a importanti concorsi in Italia e all’estero risultando vincitore, tra gli altri, del concorso per l’Edificio Uffici Pirelli ex Ansaldo a Milano, del concorso per il Museo Archeologico sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria e del concorso ad inviti per la realizzazione di una torre multifunzionale nel centro di Tirana, attualmente in fase di costruzione. Molti i riconoscimenti internazionali e la partecipazione, attraverso le opere costruite, a più rassegne della Biennale di Architettura di Venezia. Tra i progetti più significativi sia in ambito pubblico che privato: la Biblioteca comunale di Nembro, la trasformazione dell’ex Magazzino Vini del porto di Trieste, il Centro Diurno Disabili di Seregno, la nuova Cantina, Antinori a San Casciano Val di Pesa, l’UBPA B3-2 Pavilion al World Expo 2010, il Green Energy Laboratory per la Jiao Tong University di Shanghai, l’International Expo Grape a Yanqing (Beijing) e, attualmente in fase di completamento, un edificio residenziale a Lugano in Svizzera, il Museo della Ceramica a Li Ling (Hunan) in Cina.
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