Janua Coeli
Quattro Stazioni
Marco Bagnoli per la celebrazione del Millenario della Basilica di San Miniato al Monte, Firenze
Lunedì dell’Angelo 22 aprile 2019, ore 19
Lunedì 22 aprile 2019, alle 19.00, nella Basilica di San Miniato al Monte a Firenze, Marco Bagnoli darà luogo all’atto conclusivo dell’opera Juana Coeli pensata e realizzata per le celebrazioni del Millenario della fondazione dell’Abbazia, iniziate il 27 aprile 2018 con una cerimonia rituale condotta dall’artista e dall’Abate Bernardo.
San Miniato è luogo di spiritualità oltre che centro di ricerca e di pensiero e, in questo contesto, l’opera di Bagnoli, grazie alla sua riconosciuta capacità di dialogare con culture lontane nei tempi e negli spazi, è capace di mettere in relazione dimensioni sia intellettuali sia spirituali e trarne una sintesi artistica di particolare fascino.
Janua Coeli si articola su una diagonale ideale che dall’esterno, dal Cimitero delle Porte Sante, attraversa in tutta la sua lunghezza la Basilica per raggiungerne l’abside con un segno di luce, simbolo di quel sogno profetico di pace, che fu nella visione all’origine dell’istituzione dell’Abbazia.
Collocata nel cimitero, ai piedi di un cipresso, l’opera Ascolta il flauto di canna rappresenta la Terra, uno dei cinque elementi costitutivi dell’universo secondo l’antica sapienza (Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Etere). L’accompagna un suono, realizzato da Giuseppe Scali, che proviene da un nido posto nella chioma dell’albero.
Entrando nella Chiesa, la prima opera che incontriamo, sulla sinistra della navata, è il Fonte battesimale scolpito in alabastro. Con tutto il suo portato simbolico e iniziatico, rappresenta l’elemento Acqua.
Avanzando all’interno, troviamo La voce, una scala in ferro proiettata verso l’alto, che poggia sulla banda rossa, segno distintivo di tutta l’arte di Bagnoli, che qui è sollevata in un angolo da un’ampolla di cristallo e sostiene, nell’angolo opposto, una parabola di piombo. La voce occupa il luogo del Fuoco, posta com’è nella parte alta e retrostante l’altare, quale luogo dello spirito.
L’elemento Aria è evocato in Sonovasoro, vaso in alabastro e foglia d’oro, che contiene l’ombra della croce, posto dove la diagonale virtuale incrocia, sul finire del percorso, il vano della finestra dell’abside.
L’intero lavoro relativo all’opera di San Miniato al Monte è stato realizzato dall’Atelier Marco Bagnoli, che ha avuto la funzione di collettore di tutte le competenze artigianali, produttive e scientifiche. Pier Luigi Tazzi ha seguito l’intero coordinamento, a Marco Ulivieri e Luciano Scali è stata affidata la direzione tecnica, e a Alberto Cioni le ricerche di archivio.
Fra gli elementi il Fuoco, simbolo dello Spirito Santo della Trinità cristiana e della sua manifestazione, è il protagonista del rituale messo in atto dall’artista il giorno dell’inaugurazione. Trasportato dalla base de La Voce è stato deposto dall’artista nella parabola specchiante d’acciaio, collocata al centro dell’antico Zodiaco raffigurato sul pavimento della Basilica.
Infine, il quinto elemento, l’Etere, è associato alla musica di Haec est porta coeli, performance musicale di Luca di Volo, per coro, strumenti, live electronics e luci, eseguita a seguito del rituale del Fuoco.
La cerimonia del Lunedì dell’Angelo, il 22 aprile, sigillerà la chiusura delle celebrazioni del Millenario con un rituale che si ricollega a quello che un anno fa ha aperto le celebrazioni. Scandito in quattro stazioni, l’altar maggiore, lo Zodiaco, la Porta Santa della Basilica, la balaustra del cimitero, sarà compiuto dall’Abate Bernardo, da un coro dei monaci che intoneranno Cumque evigilasset, un canto in stile gregoriano appositamente composto da Giuseppe Scali, e ancora da Marco Bagnoli, che, così come portò il fuoco d’inizio, porterà ora fuori il fuoco del compimento.
Per l’occasione sarà realizzata una pubblicazione con testi di: Bernardo, Abate dell’Abbazia di San Miniato al Monte; Cristina Acidini, storica dell’arte, Presidente de l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze; Pier Luigi Tazzi, critico d’arte, curatore dell’Atelier Marco Bagnoli a Montelupo Fiorentino; Giuseppe Scali, musicista e produttore musicale, EMA Vinci, e Marco Bagnoli. Fotografie in bianco e nero di Mariangela Montanari, e a colori di Ela Bialkowska, Carlo Cantini e Renata Scali, nonché frame da 1010 – 2018 / IL MILLENARIO DELL’ABBAZIA DI SAN MINIATO AL MONTE / FIRENZE 27 APRILE 2018, un film di Adalberto Lombardo e Guido Salsilli. Disegno di Marco Bagnoli della partitura di Cumque evigilasset. Allegato alla pubblicazione un cd audio che contiene Cumque evigilasset eseguito dai monaci il 22 aprile 2019.
BAGNOLI e SAN MINIATO, UNA LUNGA RELAZIONE
Il rapporto fra San Miniato e Bagnoli si snoda negli anni a partire dal 1992 con l’installazione Janua Coeli (1988-1992): due parabole, una in alluminio e una in acciaio, poste ad angolo nell’atrio che fa da ingresso al convento in occasione del solstizio d’inverno.
Prosegue nel 1994 quando l’abbazia commissiona all’artista l’arredo liturgico per la cripta del Beato, poi Santo, Bernardo Tolomei, il fondatore della congregazione degli Olivetani. È in quell’occasione che Bagnoli crea: Altare, ora al centro del cortile dell’Atelier Marco Bagnoli a Montelupo Fiorentino; Fonte battesimale, in legno dipinto e mattoni di creta cruda, modello originario di quello ora in alabastro installato nella Basilica per la celebrazione del Millenario; un Ciborio e un Crocifisso.
Torna ancora a San Miniato nel 2012 in occasione di “Insegnaci le parole del silenzio”, un colloquio intorno alla prima lettera pastorale Nel silenzio la Parola di Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze, con l’istallazione di due opere all’interno della Basilica: Sonovasoro, 1997-2012, e Dove Porta, 1992-2012, e con la lettura di una sua poesia.
Il 2018, oltre all’opera per San Miniato, vede l’uscita, per Skira, della monografia su Marco Bagnoli, a cura di Germano Celant. Il volume è composto da un saggio introduttivo di Celant e da una cronologia a firma dello stesso Celant e di Antonella Soldaini. La pubblicazione analizza e documenta il percorso artistico di Marco Bagnoli dagli anni 1970 a oggi.
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